Le Cantine del Territorio
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Il cibo nella nostra epoca è diventato protagonista di una rivoluzione copernicana: da un fattore di sopravvivenza è passato a medium culturale di un territorio, potente molla per flussi turistici.
In passato andare al ristorante o acquistare salumi, vini, dolci, pane o frutta erano il riempitivo del week end, il supporto alla visita di un museo o a una mostra o a un borgo medievale o anche a una scampagnata.
Prima si faceva turismo e poi anche si comprava.
Oggi si compra e quindi si fa turismo. I turisti dell’enogastronomia (foodtrotter o gastronauti) innanzitutto si muovono in funzione del cibo, poi sono attirati dall’ambiente, dalla cultura, dall’arte, dalla storia, dal paesaggio. Emerge forte la volontà dei consumatori di conoscere la provenienza, i luoghi di produzione, la storia, la tradizione, l’apporto di manualità e di personalità che si celano dietro ad un vino, ad un formaggio, a un salume o una conserva che arrivano sulle nostre tavole.
Ed ecco il fiorire di agriturismi e fattorie “accoglienti”, di strade del vino, di manifestazioni come Cantine aperte e Calici di stelle, di sagre a tema enogastronomico di lancio e valorizzazione di giacimenti enogastronomici.
I giacimenti enogastronomici sono la frontiera più sofisticata dell’offerta turistica. Tralasciamo situazioni internazionali e soffermiamoci su alcune nazionali dove attorno ad un nome si individuano un prodotto, altri prodotti di contorno, modi ed usi di lavorazione, storia e cultura del prodotto, sagre ed eventi a tema, Aziende, attrattive turistiche di contorno, ricettività.
Chi non conosce il giacimento di Montalcino ed il suo Brunello, le Langhe-Roero e i suoi vini, Zibello e il culatello, Acqualagna ed i tartufi.
Accanto a questi celebri esempi nazionali cominciano ad affiancarsi territori come la Barbagia, le Murge, l’Appennino romagnolo, la Contea di Modica, la Bassa parmense, la Val Trompia ecc. dove artisti della lavorazione del formaggio, dell’uva, del maiale, del pesce, del cioccolato, delle mandorle hanno capito che conviene passare da una filosofia “product oriented” ad un’altra “market oriented”.
Il prodotto principe, molla potente del turismo enogastronomico è il vino che sta diventando sempre più fenomeno di costume e quasi una 'mania' collettiva.
Il turismo del vino contrassegna tutte le stagioni dell’anno, in particolare l’autunno e la primavera e coinvolge foodtrotter o semplici enoturisti che, secondo una ricerca dell’Università Bocconi, muove un giro d’affari di oltre 15 milioni di Euro e 2,5 milioni di persone. Le cantine che si aprono al pubblico producono oltre il 20% del fatturato (con un forte trend di crescita) vendendo direttamente al turista con interessante effetto pronto cassa. Il 50% delle cantine con vocazione enoturistica (reale o potenziale) ha effettuato investimenti per migliorare le proprie strutture ricettive, realizzando punti ristoro, sale degustazioni, musei, servizi di accoglienza ed informazione turistica.
Oltre 1 milione di persone partecipa annualmente alla manifestazione “Cantine aperte” organizzata dal Movimento del Turismo del Vino e sempre più interesse assumono le strade del vino nella programmazione turistica di importanti tour Operators.
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